교황님,세속 거짓 지혜를 조심하고, 착하신 목자 예수님을 따르라!
2017-05-07 Papa: seguire Gesù, Buon Pastore, attenti alle false sapienze del mondo
2017-05-07 Radio Vaticana
Al Regina Coeli stamani Papa Francesco ha esortato a non lasciarsi distogliere dalle false sapienze di questo mondo, ma a seguire Gesù. Poco prima della preghiera, Francesco ha chiesto a quattro nuovi sacerdoti, provenienti dal Pontificio Seminario Romano Maggiore, di affacciarsi per dare la benedizione insieme a lui. Il Papa ha poi ricordato la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni e, infine, ha ringraziato l’Associazione Meter che da oltre vent’anni contrasta ogni forma di abuso sui minori. Il servizio di Debora Donnini:
Nel Vangelo di questa domenica Gesù si presenta come Buon Pastore e porta delle pecore. “Cristo, Buon Pastore, è diventato la porta della salvezza dell’umanità, perché ha offerto la vita per le sue pecore”, dice Papa Francesco che si sofferma sulle due immagini che si completano a vicenda. Gesù, infatti, è un capo la cui autorità si esprime nel servizio , “un capo – dice il Papa – che per comandare dona la vita e non chiede ad altri di sacrificarla”. “Di un capo così ci si può fidare”, sottolinea perché le pecore sanno che con lui si va verso pascoli abbondanti tanto che basta un segnale ed esse obbediscono, guidate dalla voce di colui che sentono come “presenza amica, forte e dolce insieme”, che “consola e medica”:
“Così è Cristo per noi. C’è una dimensione dell’esperienza cristiana che forse lasciamo un po’ in ombra: la dimensione spirituale e affettiva. Il sentirci legati da un vincolo speciale al Signore come le pecore al loro pastore. A volte razionalizziamo troppo la fede e rischiamo di perdere la percezione del timbro di quella voce, della voce di Gesù buon pastore, che stimola e affascina”.
Questa è stata l’esperienza dei discepoli di Emmaus a cui ardeva il cuore sentendo il Risorto parlare:
“È la meravigliosa esperienza di sentirsi amati da Gesù. Fatevi la domanda: ‘Io mi sento amato da Gesù? Io mi sento amata da Gesù?’. Per Lui non siamo mai degli estranei, ma amici e fratelli. Eppure non è sempre facile distinguere la voce del pastore buono. State attenti: c’è sempre il rischio di essere distratti dal frastuono di tante altre voci. Oggi siamo invitati a non lasciarci distogliere dalle false sapienze di questo mondo, ma a seguire Gesù, il Risorto, come unica guida sicura che dà senso alla nostra vita”.
Quindi in questa Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, Francesco chiede di pregare perché il Signore mandi “buoni pastori” e per i dieci nuovi sacerdoti ordinati da lui poco prima. A quattro di loro della diocesi di Roma chiede di affacciarsi per dare la benedizione assieme a lui.
Dopo la preghiera del Regina Coeli, ricorda i nuovi Beati proclamati ieri in Spagna, “uccisi in odio alla fede in un tempo di persecuzione religiosa”. Il loro martirio, auspica, “susciti nella Chiesa il desiderio di testimoniare con fortezza il Vangelo della carità”.
Un ringraziamento, poi, all’Associazione Meter, impegnata da oltre vent’anni contro ogni forma di abuso sui minori. “Grazie: grazie tante per il vostro impegno nella Chiesa e nella società; e andate avanti con coraggio!”, dice agli aderenti alla XXI Giornata dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza contro la pedofilia, organizzata dall’Associazione, presenti in Piazza San Pietro.
Infine un pensiero speciale viene rivolto alla Vergine:
“Domani rivolgeremo la Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei; in questo mese di maggio preghiamo il Rosario in particolare per la pace. Mi raccomando: preghiamo il Rosario per la pace, come ha chiesto la Vergine a Fatima, dove mi recherò in pellegrinaggio tra pochi giorni, in occasione del centenario della prima apparizione”.
(Da Radio Vaticana) 교황님, 새 사제들에게, 국가의 공무원들이 아니고, 교회의 목자들이다.
2017. 5월 7일자 말씀
Francesco ai nuovi sacerdoti: "Non siate chierici di Stato ma pastori"
2017-05-07 Radio Vaticana
Siate sempre misericordiosi e parlate semplice, ai cuori, non siate chierici di Stato ma pastori: così il Papa rivolto ai 10 nuovi sacerdoti, sei della diocesi di Roma, ordinati stamane durante la Santa Messa, presieduta nella Basilica di San Pietro, nell’odierna Giornata di preghiera per le vocazioni, celebrata come è tradizione, nella IV domenica di Pasqua, detta del “Buon Pastore”. Tra i concelebranti il cardinale Vicario Agostino Vallini. Ad accompagnare il rito, i Cori della Cappella Sistina e della diocesi di Roma, diretti dai maestri Palombella e Frisina. Il servizio di Roberta Gisotti:
Sono stati scelti da Gesù per continuare “la sua personale missione di maestro, sacerdote e pastore”. Ha ricordato il Papa la missione dei presbiteri, poi ha chiarito:
“Sono stati eletti dal Signore Gesù non per fare carriera, ma per fare questo servizio”.
Primo invito di Francesco ai nuovi sacerdoti:
“Leggete e meditate assiduamente la Parola del Signore per credere ciò che avete letto, insegnare ciò che avete appreso nella fede, vivere ciò che avete insegnato”.
Poi un consiglio diretto:
“Non fate omelie troppo intellettuali ed elaborate: parlate semplice, parlate ai cuori. E questa predica sarà vero nutrimento”.
E “anche sia gioia e sostegno ai fedeli – ha detto il Papa ai nuovi sacerdoti - il profumo della vostra vita, perché la parola senza l’esempio di vita non serve”:
“Meglio tornare indietro. La doppia vita è una malattia brutta, nella Chiesa”.
“Riconoscete dunque ciò che fate” e “imitate ciò che celebrate”, ha sottolineato ancora Francesco.
“Un presbitero che ha studiato forse tanta teologia e ha fatto una, due, tre lauree ma non ha imparato a portare la Croce di Cristo, non serve. Sarà un buon accademico, un buon professore, ma non un sacerdote”.
Quindi un appello accorato:
Per favore, vi chiedo in nome di Cristo e della Chiesa, di essere misericordiosi. Sempre. Non caricare sulle spalle dei fedeli pesi che non possono portare, neppure voi. Gesù rimproverò a questi, a questi dottori e li chiamò ipocriti.
Tra i compiti del sacerdote evidenziati dal Papa, uno “forse noioso, anche doloroso” è “quello di andare a trovare gli ammalati”:
“Fatelo, voi. Sì, sta bene che vadano i fedeli laici, i diaconi, ma non lasciate di toccare la carne di Cristo sofferente negli ammalati: questo santifica voi, vi avvicina al Cristo”.
Infine un richiamo:
“Siate gioiosi, mai tristi. Gioiosi. Con la gioia del servizio di Cristo, anche in mezzo alle sofferenze, alle incomprensioni, ai propri peccati”.
Sull’esempio del Buon Pastore, “che non è venuto per essere servito ma per servire”:
“Per favore, non siate signori, non siate chierici di Stato, ma pastori: pastori del popolo di Dio”.
(Da Radio Vaticana) 교황님, 신학생들에게; 형식주의와 성직자 제일주의 사고방식을 피하거라! -2017-05-06 Radio Vaticana-
Papa Francesco ai seminaristi: fuggite formalismo e clericalismo
2017-05-06 Radio Vaticana
Bisogna educare al discernimento e non rifugiarsi dietro una norma rigida o dietro l’immagine di una libertà idealizzata. E’ l'invito di Papa Francesco che stamani ha ricevuto in udienza la Comunità del Pontificio Seminario Campano di Posillipo dove i seminaristi vengono formati alla luce della pedagogia ignaziana. Ai circa 120 presenti, Francesco rivolge anche l’invito a rifuggire dalla logica del “minimo indispensabile” per scoprire, invece, “i grandi sogni di Dio per noi”. Il servizio di Debora Donnini:
Amicizia personale con Gesù, discernimento e ricerca del Regno di Dio. Sono i tre pilastri dell’educazione secondo lo stile di Sant’Ignazio, che Francesco propone nel discorso al Pontifico Seminario Campano di Posillipo. Tre pilastri che si traducono nel praticare il discernimento anziché rifugiarsi nel lassismo o nel rigorismo, nell'allontanarsi da formalismo e clericalismo, che sono radice della doppia vita, e nel rifuggire dalla logica del 'minimo indispensabile' per scoprire “i grandi sogni di Dio per noi”.
"A me piace incontrare i seminaristi", dice Francesco che, nel suo discorso, mette in luce anche alcune particolarità che arricchiscono questo Seminario: la dimensione interdiocesana - vi vengono infatti inviati seminaristi da diverse diocesi - e quella di educare alla spiritualità del presbitero diocesano secondo la pedagogia degli esercizi spirituali di Sant’Ignazio: “sfida ardua ma esaltante”. Si tratta poi dell’unico Seminario in Italia diretto dalla Compagnia di Gesù.
Uno degli aspetti essenziali che Francesco sottolinea è appunto quello della “amicizia personale con Gesù” . Il Papa esorta a non stancarsi di "riformare" continuamente la propria umanità e a non avere una formazione intellettuale erudita: "non siete un dizionario", dice scherzando. Come per Pietro, il cammino vocazionale passa per un dialogo di amore con il Signore che dona un nome nuovo per indicare proprio la vocazione:
“Cari seminaristi, non abbiate paura di chiamare le cose per nome, di guardare in faccia la verità della vostra vita e di aprirvi in trasparenza e verità agli altri, soprattutto ai vostri formatori, fuggendo la tentazione del formalismo e del clericalismo, che sono alla radice della doppia vita, sempre”.
Il discernimento è il secondo caposaldo dell’educazione che il Papa indica a seminaristi e formatori del Pontificio Seminario Campano di Posillipo. Il sacerdote deve infatti guidare il popolo di Dio a saper riconoscere la voce del Signore nella folla “spesso confusa di voci che si accavallano”, anche “con messaggi contrastanti fra loro”, in un mondo caratterizzato da una pluralità di sensibilità culturali e religiose. Bisogna quindi avere familiarità con la Parola di Dio, conoscere se stessi, ed essere coraggiosi, "dire la verità a sé stessi":
“Il discernimento è una scelta di coraggio, al contrario delle vie più comode e riduttive del rigorismo e del lassismo, come ho più volte ripetuto. Educare al discernimento vuol dire, infatti, fuggire dalla tentazione di rifugiarsi dietro una norma rigida o dietro l’immagine di una libertà idealizzata. Educare al discernimento vuol dire 'esporsi', uscire dal mondo delle proprie convinzioni e pregiudizi per aprirsi a comprendere come Dio ci sta parlando, oggi, in questo mondo, in questo tempo, in questo momento e come parla a me, adesso”.
Formarsi al sacerdozio secondo uno stile ignaziano vuol dire, infine, formarsi alla dimensione del Regno di Dio: non adagiarsi sui propri successi, ma coltivare quella santa inquietudine di chi desidera servire il Signore. E l’inquietudine - sottolinea - "allarga l’anima" e la rende più capace di ricevere l’amore di Dio:
"Cercare il Regno vuol dire rifuggire la logica della mediocrità e del 'minimo indispensabile', ma aprirsi a scoprire i grandi sogni di Dio per noi. Cercare il Regno vuol dire cercare la giustizia di Dio e adoperarsi perché le nostre relazioni, le comunità, le nostre città siano trasformate dall’amore misericordioso e giusto di Dio, che ascolta il grido dei poveri".
Importante, poi, la "libertà interiore verso i beni": "è il primo scalino brutto", afferma, ricordando che "il diavolo entra per le tasche, sempre; poi segue la vanità, e poi l’orgoglio, la superbia". I seminaristi sono infatti chiamati a coltivare l’amicizia con Gesù che – conclude Papa Francesco – si manifesta in modo privilegiato con l’amore ai poveri.
(Da Radio Vaticana)